Nel territorio vi sono dei luoghi interessanti sia dal punto di vista archeologico che naturalistico o paesaggistico. Tra Sciacca e Caltabellotta si trova la Rocca Nadore, un suggestivo punto di osservazione ma anche sito di particolare interesse archeologico. Si tratta di un massiccio roccioso alto 599 metri s.l.m., dalla caratteristica forma cupoliforme, meta di numerose specie di uccelli come la poiana, il corvo imperiale, il gheppio e lo stormo nero. Anticamente per la sua tipica forma rappresentava un punto di riferimento per i naviganti. Nella sommità si trovano i resti della città punica Nador del IV secolo a.C.; durante gli scavi sono stati rinvenuti vasi e monere greche. Tra Sciacca e Sambuca di Sicilia si trova la Grotta della Lisaredda, di natura carsica, che all’interno è caratterizzata da una serie di cunicoli e numerose caverne ricche di stalattiti e stalagmiti di varie dimensioni e colori. A parte l’interesse speleologico, la grotta è importante anche dal punto di vista archeologico, grazie al ritrovamento di una stazione umana di età neolitica. La Grotta della Lisaredda, insieme alla Grotta del Fico, sul Monte Kronio, ed alla stessa Rocca Nadore, sono nomi molto noti non solo agli archeologici ma anche gli appassionati di archeologia e natura.

Sempre nel territorio tra Sciacca e Sambuca di Sicilia si trova la Gola della Tardara, una stretta e profonda valle, creata nel corso dei secoli dall’azione di erosione delle acque del Fiume Carboj. Nel 1957 è stato costruito uno sbarramento a nord della gola per creare il Lago Arancio. In fondo alla valle crescono in armonia tamerici, rovi ed altri cespugli che formano un habitat ideale per la fauna. Tra le pareti ripide della Gola della Tardara vi sono numerose grotte di origine carsica, ricche di stalattiti e stalagmiti, abitate nella preistoria. Un’altra zona importante per il particolare pregio naturalistico e geologico si trova tra Sciacca e Ribera ed è la Gola del Lupo, creata dallo scorrere delle fluenti acque del Fiume Verdura; la sua importanza naturalistica è legata alla presenza di essenze della macchia mediterranea. Nel territorio di Menfi, si trova il Vallone San Vincenzo, un’area sottoposta a vincolo paesaggistico per le sue bellezze naturali e per la presenza di macchia mediterranea costituita per la parte arborea da carrubo ed ogliastro (olivo selvatico), con essenza arbustive di terebinto e biancospino e di una terza fascia di macchia bassa con presenza di palma nana, asparago pungente, giaggiolo selvatico ed anemone dei fiorai, mentre tra la fauna sono presenti l’istrice, il coniglio selvatico e la donnola. In questa zona si possono effettuare escursioni per apprezzare il paesaggio.

A Caltabellotta invece si trova il Pizzo Telegrafo, una località ad alto valore paesaggistico, situata a 950 metri s.l.m, a poca distanza da Caltabellotta. Una vera finestra sul Mediterraneo, dove la natura è rimasta incontaminata e selvaggia, con valloni impervi e severi, rocce affioranti, con presenza di pinete ove sostare e trascorrere momenti di relax. Questa zona rientra tra i Siti d’Interesse Comunitario (S.I.C.). Sempre nel territorio di Caltabellotta sono stati rinvenuti numerosi reperti archeologici, alcuni relativi ad antiche fortificazioni, che fanno supporre la presenza umana nella zona, fin dalla preistoria. Sulla cima del Monte San Pellegrino, nei pressi della chiesetta di Santa Maria della Pietà, si trovano due grotte che riportano alle origini della città preistorica; quella attuale è ancora oggi circondata da quattro necropoli che testimoniano la presenza sicana riconducibile all’età del bronzo antico. Localizzata sopra la Valle del Fiume Platani, la bellissima necropoli rocciosa risale al XIII secolo a.C. Nel Museo Regionale Archeologico di Agrigento sono esposti reperti campione provenienti, oltre che da altri territori, anche da Ribera (deposito votivo del Ciavolaro), i materiali degli insediamenti protostorici dall’VIII al VII secolo a.C. di Ribera in località Scirinda e Menfi in località Montagnoli. È stato inoltre documentato anche il territorio di espansione dalla foce del Platani fino alla Valle del Belice, comprendendo anche reperti di Caltabellotta e Monte Adranone.