Sicilia sud-occidentale: una riserva naturale, quella del Fiume Belice, una gemma archeologica unica, come il sito di Selinunte e i suoi tempi dorici, e il litorale di Menfi con le sue lingue di sabbiache sfumano all’orizzonte. A lambirle é un mare spumoso e africano, ricordato anche da Luigi Pirandello, nato da queste parti, ad Agrigento, leggermente più a sud. La luce bianca e dilagante, non inganna: é la stessa di Tunisi, appena 200 chilometri oltre la distesa blu.

Da capo Granitola a capo San Marco sono 10 chilometri di costa quasi intatta, in un susseguirsi di dune e calette punteggiate di gigli di mare e palme nane, regalo dei semi arrivati dal sud. Poche le brutture, scarsi gli insediamenti. Solo il porticciolo di Porto Palo di Menfi, antico prima greco e poi arabo, interrompe con un pugno di case l’incredibile costa, abbracciando una larga spiaggia dorata, lambita dall’acqua bassa e limpida. Qui avrebbe dovuto sbarcare garbaldi coi Mille, se l’incrociatore delle navi borboniche al largo di Sciacca, appena oltre Capo San Marco, non l’avesse convinto a scegliere la più sguarnita marsala. E qui da 16 anni consecutivi sventola la Bandiera Blu d’Europa e da 3 anni quella Verde, creata dai pediatri italiani per segnalare i litorali più adatti ai bambini.

Un tuffo nel il vigneto più grande d’europa

Mare semplice e balneazione d’altri tempi: gli stabilimenti sono un optional e la spiaggia libera é la regola, tanto che la sera la gente lascia l’ombrellone piantato, con l’unica accortezza di assicurarvi il lettino con catelella e lucchetto. Ma il basso profilo del luogo, tra modesti pescherecci attraccati e bar variopinti, non deve trarre in inganno. Siamo infatti nel cosiddetto “Menfishire”, area in pieno fermento che si avvia a diventare una delle mete di tendenza dell’isola. Per capirlo bene basta voltare le spalle al mare e far correre gli occhi sui rilievi pettinati da infiniti filari di viti, declinati in diverse sfumature di verde a seconda della varietà. È il vigneto più grande d’europa: 6.500 ettari della Cooperativa Settesoli, 2.300 soci produttori di uve, 5.000 famiglie impiegate, 31 milioni e 200 mila piante disseminate dalle alture fin sulla sabbia. Un tessuto produttivo sano cha ha saputo negli anni proteggere il paesaggio, testimonianza di un’agricoltura di qualità graziata dal clima e dal vento.

Un mare tinto dal rosso del vino?. “Viticoltura e mare sono i nostri punti di forza”, spiega Salvatore Li Petri, direttore della Cantina Settesoli, “e ci siamo sforzati per mantenerli integri. in particolare, l’agricoltura é stata quasi una scelta obbligata, avendo come vicini Sciacca e Mzara del Vallo, tra le più importanti marinerie d’Italia. Nel menfitano abbiamo dovuto fare sempre gli agricoltori e con l’acqua salata abbiamo poco a che fare. ma la nostra costa l’amiamo tantissimo”. E per proporre l’abbinamento spiaggia-campagna e portare i patiti del mare anche nell’entroterra, i produttori vitivinicoli hanno lanciato una ricca serie di iniziative estive , come il Mandrarossa Tour, con battute di pesca alle sarde e mietitura del grano, o il Vineyard Tour, la vendemmia di inizio settembre sul mare aperta al pubblico, tra degustazioni e piatti tradizionali cucinati dalle signore del posto. E poi aperitivi, eventi sulla spiaggia, soggiorni gourmand nei nuovi resort come la Foresteria.

In bicicletta tra campagna e mare

Iniziative che non intaccano l’atmosfera del luogo, dai ritmi cadenzati e sommessi, un angolo sconosciuto al turismo di massa. Se ne ha la prova passeggiando per la scacchiera ocra delle stradine di Menfi, la cittadina di riferimento, all’ombra dei pochi palazzi antichi risparmiati dal sisma del 1968. Oppure percorrendo in bicicletta la pista ciclabile che dal paese in 7 chilometri porta fino al mare azzurro di porto palo di menfi, attraversando vigneti silenziosi e campi coltivati a rotazione, in un susseguirsi di colori e sfumature, con il rosso dorato della sabbia che si alterna al nero dell’argilla e il bianco del calcare. La pista corre su un tratto della ferrovia dismessa che collegava un tempo Sciacca a Castelvetrano, ancora visibile in molti punti e affascinante con le sue stazioncine fané. E proprio il tracciato della ferrovia, che si snodava a fianco del mare, ha impedito la nascita di una strada litoranea: per raggiungere le spiagge occorre dunque perdersi tra le interpoderali.Si arriva così alle Giache Bianche, l’unico tratto sassoso, dove l’acqua spumeggia sui ciotoli bianchi; o alla collina Capparrina di Mare, solitaria e silenziosa, tappezzata di verde; oppure al più frequentato Lido Fiori, ricco di dune e chiamato così perché nell’800 il territorio di Menfi fino a qui era tutto coltivato a fiori, per servire, grazie alle api, una fabrica di cera.

Birdwatching alla Foce del Belice

Un poco più a nord, a Belice di Mare, il litorale si sposa definitivamente con la vigna: e la deliziosa cala delle Solette, bordata dai pampini di vitigni di syrah, diventa l’istantanea di questa terra marino-agricola, dalla faccia pulita. “Ovunque si conoscono le nostre cantine”, spiega Valentina barbera, direttore dell’associazione Si.Ste.Ma. Vino, che si occupa della promozione del territorio, “ma nessuno ha mai saputo dové menfi: ora il nostro obiettivo é di portare qui chi beve il vino”.

Oltre al mare e alle vigne, il Menfishire può vantare notevoli pregi naturalistici. Come, pochi chilometri a nord lungo la costa, la foce del Fiume Belice, annunciata da canneti, frullio di ali e distese di dune. Percorrendo sentieri che portano alla spiaggia protetta e poco frequentata, vale la pena sostare nelle vicinanze del vecchio ponte della ferrovia per ammirare l’acqua scivolare tra i campi: si coglie così in pieno il senso di questa riserva naturale vasta 129 ettari, dove il tempo sembra essersi fermato. Insieme all’ultimo treno.

La pista ciclabile Menfi – Porto Palo

Sette chilometri dalle colline alla costa, tra agavi ed eucalipti. La panoramica pista ciclabile che collega menfi con porto Palo é stata inaugurata nel 2007 ma il progetto come auspicato dall’architetto e paesagista Giulio crespi, prevede un suo consistente prolungamento. Lunga 7 chilometri, ricalca il tracciato della vecchia ferrovia a scartamento ridotto Castelvetrano > Menfi > Sciacca > Porto Empedocle, costruita ai primi del ‘900 per trasportare i prodotti minerari dell’interno ai porti della costa, e dismessa a metà degli anni 70. Il fondo asfaltato, la sede protetta ed il dislivello insignificante (solo 125 metri tra Menfi ed il mare) ne fanno un percorso adatto anche alle famiglie. Il periodo migliore per percorrerlo é la primavera, ma anche in piena estate la calura é alleviata dall’ombra degli alberi e dai punti di sosta con fontanelle lungo il tracciato. per il futuro, l’ufficio tecnico del Comune di Menfi ha previsto il prolungamento della pista dell’ex tracciato ferroviario per altri 12,5 chilometri verso il fiume Carboi, in direzione Sciacca. Il progetto esecutivo é in via di rifinanziamentoda parte dell’Assessorato territorio e ambiente della Regione Sicilia. Il previsto prolungamento in direzione opposta, verso il frequentatissimo Parco Archeologico di Selinunte, é invece fermo: il Comune di Castelvetrano, nel territorio del quale dovrebbe correre quest’altro tratto di pista, non ha ancora dato la sua adesione al progetto.

da Bell’Italia n° 326 giugno 2013