Nonostante l’origine di Burgio si faccia risalire al periodo arabo, si ritiene che possa essere molto più antica. Nel suo territorio, infatti, si trovano due località che ancora oggi mostrano grande interesse archeologico, oltre che storico, naturalistico e paesaggistico, tanto da essere considerati tra i luoghi più belli dell’intera Valle: Rifesi e Scirtea-Cristia o Gristia. I due siti sono stati citati da Diodoro Siculo nelle guerre servili; il primo per essere stato rifugio del primitivo nucleo di schiavi che trovò riparo su queste alture, il secondo, perché nei suoi campi si svolse la famosissima battaglia della seconda guerra servile. Nel periodo delle guerre del baronaggio Cristia ospitò la fazione armata dei Catalani, che da questo superbo colle lanciavano le loro temibili offensive. Le cronache locali accennano di come Ased Ibn Forat nell’828 avesse espugnato Scirtèa ed avesse fatto costruire dei giganteschi muraglioni con torri di guardia quadrate, che servivano a controllare il corso del Fiume Sosio, riattivando una serie di punti d’osservazione già sperimentati nell’epoca bizantina.

A questo periodo si fa anche risalire l’origine del comune di Burgio. È presumibile, data la presenza di grotti celle databili ad epoche precristiane all’interno dell’abitato, che il sito possa essere molto più antico. Il castello, che sorge a destra del centro abitato e che fino a qualche secolo addietro era utilizzato come carcere giudiziario, è stato il primo nucleo del paese, attorno al quale, successivamente, si è accresciuto l’agglomerato urbano. Riesce perciò difficile accettare la tesi che il paese, dato l’assetto urbanistico, sia d’origine saracena. Se così fosse, non si riesce a capire il motivo per il quale i Musulmani abbiano costruito un altro castello in prossimità di Scirtèa, che oramai era stata occupata e presidiata. Tra l’altro per recarsi a Scirtèa è obbligatorio attraversare il territorio comunale di Burgio. Ciò fa supporre l’esistenza, nel sito dell’attuale Burgio, di un altro castello ancora più antico, che gli Arabi saranno stati costretti a conquistare e presidiare.

Le fonti storiche ricordano che dopo l’anno 1032, quando i Musulmani si divisero la Sicilia, ad Aly Bincema, detto Bissilhavussi, toccò Castrogiovanni, Girgenti e tutta la costa meridionale dell’Isola. A lui succedette Achmet, il quale, sconfitto dai Normanni, si arrese al vincitore convertendosi alla fede cristiana e facendosi battezzare da San Gerlando, vescovo di Girgenti, nella città di Sciacca. Achmet, diventato cristiano, prese lo stesso nome di Ruggero in onore del suo padrino, il conte Ruggero, ed il cognome Burgio dalla terra da lui posseduta. Per la grande devozione mostrata, i Normanni lo confermarono signore di Burgio. Intorno alla prima metà del 1300 la baronia di Burgio passò sotto il controllo di Corrado di Antiochia, conte di Mistretta e di Caltabellotta, che fu spogliato dei suoi beni dopo essersi ribellato, nel 1337, agli Aragonesi. Dopo una lunga fase in cui Burgio fu sottoposta al dominio dei più potenti baroni siciliani, nel 1848, durante i moti siciliani, i burgitani si ribellarono ai loro padroni, saccheggiando i signorili palazzi e dando alle fiamme gli archivi comunali. Nel Parlamento del regno del 1848 i burgitani furono rappresentati da Gaetano Lo Bue.

I Monumenti e le Opere D’Arte di Burgio

Il Castello

È di notevole pregio per antichità ed architettura medievale. Sorge sull’alto di una rocca, da dove domina gran parte del paese e l’intera Valle del Fiume Sosio-Verdura. A giudicare dalla massa stereometrica del complesso architettonico, è da collocare in età normanna e precisamente nella seconda metà del secolo XII. Presenta la forma di un parallelepipedo con la base rettangolare di metri 20×12 e l’altezza otlre 15 metri, nel suo punto più elevato. Ha nitido il paramento murario di pietre murate quasi a secco con conci quadrati ai cantonali e consta di due piani, uno incompleto ed uno rovinato. Il piano terra è costituito da due vani con volte ogivali, mentre il primo piano presenta tre vani di cui quelli laterali sono coperti anch’essi da volte ad ogiva. Il piano superiore, scoperchiato, è costituito da due ballatoi circondati dalla cima dei muri dell’edificio. Il lato sud, rivolto verso il paese, è aperto da porte e finestre. I muri sono spessissimi (circa 2 metri), a doppia cortina formata da blocchi di pietra tagliata con riempimento di pietrame legato da malta. Tale tecnica, in uso per l’edilizia militare bizantina, aveva lo scopo di ammortizzare l’urto delle macchine d’assedio. L’edificio pare che sia stato costruito in due riprese; i due piani inferiori risalirebbero all’età normanna, mentre il piano superiore, ora rovinato, sarebbe stato costruito nei secoli XIV-XV, come pure d’epoca successiva è la finestra bifora aperta nel muro lato est (Marchese).

Il Castello di Cristia

Sulla cresta del Monte Cristia (514 metri s.l.m.), quasi a picco sul Fiume Sosio, sono evidenti gli informi avanzi di alcune torri, secondo gli storici qui era situata una città sicana, Scirtea, nel nome corretto e trasformato in Acristia o Cristia. La località assunse un ruolo di primo piano nella storia siciliana del XIV secolo, caratterizzata dalle lotte di “parzialità” tra Latini e Catalani. Cristia fù distrutta da Federico Chiaramonte, che approfittò dell’essenza della guarnigione per raderla al suolo.

La Chiesa del Carmelo

Accanto alla chiesa un tempo dedicata a San Sebastiano venne costruito un monastero carmelitano. Il prospetto è in linea semplice a capanna, con portale sormontato da una finestra rettangolare, mentre lateralmente conserva un cantonale costruito con pietra locale. L’interno è ad un’unica navata ed offre un ricco esempio di equilibrata e armoniosa architettura settecentesca. Il monastero, dopo la soppressione dei beni ecclesiastici, fu adibito a scuola; esso presenta una pianta quadrangolare con un chiostro interamente decorato. All’interno della chiesa si trova un piccolo fonte battesimale sormontato da un dipinto del burgitano Antonino Smeraldi che raffigura San Giovanni intento a battezzare. La chiesa custodisce la statua della Madonna della Pace e l’urna con il Cristo morto che viene portato in processione il Venerdì Santo.

La Chiesa Madre

La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’Antonio Abate, patrono di Burgio. Il suo assetto particolare anche se nei secoli ha subito numerosi rimaneggiamenti, può farsi risalire al periodo Normanno, come risulta anche da un epigrafe nella cappella di San Nicola. “È un bellissimo tempio a tre navate, decorato con stucchi indorati. La volta è un alternarsi di affreschi con storie della Genesi attorno al rilievo dell’Eterno; nelle decorazioni a stucco fra cariatidi e angioletti compaiono nuovamente le immagini delle sibille accanto alla figura del Precursore. All’albero di Jesse di tradizione medievale qui è sostituita la Madonna dell’Itria, portata in gloria da due fedeli” (S. La Barbera Bellia). Ha una porta laterale ornata di un bellissimo arco a pilastri con bassorilievi; sotto la volta dell’arco vi è un pregevole bassorilievo rappresentante la Madonna fra due Santi: Sant’Antonio Abate e San Nicasio, della famiglia Burgio, primi signori del paese. Incastrata nel muro laterale a questa porta vi è un’antica colonna, sul cui capitello è scolpita l’insegna abbaziale del Santo patrono. Nell’interno della chiesa sono notevoli anzitutto la cappella Madonna di Trapani, opera di Vincenzo Gagini (1596), mentre gli stucchi della stessa cappella sono di Orazio Ferraro. Sugli altri altari si trovano le statue di Sant’Antonio Abate e di San Michele e dei Santi Pietro e Paolo, tutte recentemente restaurate e di Ottima fattura. Pregevole è la portantina lignea policroma sui cui viene posto, durante il tragitto dal paese al santuario, il famoso Crocifisso del monastero di Rifesi. Nella navata sinistra si conserva una preziosa icona bizantina rappresentante la Madonna della Consolazione (Marciante).

La Chiesa di San Luca

Pare che la chiesa esistesse al momento dell’istituzione della compagnia religiosa di San Luca, nel 1306. La chiesa è ad unica navata con il portale d’ingresso dalla linea molto semplice di stile rinascimentale. Nel presbiterio è collocata la statua di San Luca, posta al di sopra di una ricchissima vara. Per la profusione e l’eleganza degli ornati ad intaglio e delle dorature, il Di Marzio la crede opera del Passalacqua di Chiusa Sclafani; recentemente è stata restaurata dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali.

La Chiesa Maria Santissima Immacolata o “Motta”

L’origine di questa chiesa è controversa e curiosa; sembra che sia stata fatta costruire da un signore musulmano di nome Motta, convertitosi al cristianesimo. Alcuni affermano, invece, che derivi dal fatto che un cavaliere, passando per la strada che costeggia la chiesa, abbia incrociato una cappella. Lo stesso, non degnò nemmeno di un saluto la sacra immagine, cosa che invece fece il cavallo, il quale si piegò con grande meraviglia dei testimoni. La chiesa è ad unica navata con un portale semplice, superiormente sovrastato da una finestra di forma rettangolare. Sul lato destro si erge un campanile simile a quello della chiesa di San Giuseppe. Negli anni Settanta il tetto a cassettoni, a causa di un crollo, è andato in parte distrutto.

La Chiesa di San Giuseppe

È stata edificata nel 1623. Ha un portale d’ingresso molto semplice sovrastato da una finestra rettangolare dalle linee essenziali. La parte alta della facciata, all’interno di un frontone triangolare, è riccamente intagliata con elementi decorativi. L’interno si presenta ad un’unica navata ricca di cornici e stucchi, il tutto è armoniosamente in stile barocco. Sulla volta a botte è dipinto il paradiso, di autore ignoto. Sulle pareti laterali sono affrescate scene bibliche riguardanti la vita della Sacra Famiglia. Una curiosità è costituita dal campanile cuspidato e decorato con maiolica policroma di produzione locale.

La Chiesa della Misericordia

È la più antica dopo la Chiesa Madre (1175). Nel XVIII secolo, per venire incontro alle esigenze dei fedeli, venne ingrandita e decorata per opera dei fratelli Zito. La chiesa custodisce quadri del pittore burgitano Giuseppe Miceli e altri di De Simone. La chiesa, inoltre, conserva la statua della Madonna Addolorata portata in processione il venerdì antecedente il Venerdì Santo.

La Chiesa di Santa Caterina o Badia

La costruzione risale al 1540, con l’annesso monastero. Nel 1735 venne adornata con dei lavori di stucco ed indoratura. La facciata, altissima, anticamente era sormontata da tre colonne quadrangolari che dominavano dall’alto la costruzione. Sottostante, un fiorone, doveva ricevere un orologio con quattro finestre larghe che prendevano tutta la facciata, completamente trasformata dopo il sisma del 1968. La volta è a botte. Esternamente è presente un cancello, unico nel suo genere, che fa da anticamera alla chiesa. Il monastero, oggi Istituto Santa Caterina di Lourdes, è sede delle Suore Cappuccine della Beata Vergine di Lourdes.

La Chiesa di San Vito

È ad unica navata e presenta caratteri barocchi. Annesso alla chiesa vi era un monastero, oggi utilizzato come edificio municipale, dove operò padre Domenico Arcuri. Ammirevole è la statua titolare scolpita da Antonello Gagini (1522). L’Amico, viceversa, afferma che la statua lignea del Santo è di Serafino Ciambri; la stessa è collocata in una bara piramidale in oro zecchino simile a quella di San Luca.

La Chiesa dei Santi Antonino, Atanasio e Paolino

È ubicata fuori dell’abitato, al confine tra i territori di Burgio e Villafranca. L’iniziativa di costruire la chiesa la si deve al sacerdote Antonio Ferrantelli (1822). All’interno dell’edificio religioso oggi è presente soltanto la statua di Sant’Antonino. Le altre due, quella di Sant’Anatasio, che un devoto aveva innalzato in memoria del fratello deceduto, e quella di San Paolino, protettore degli ortolani, non sono più esistenti. La chiesa è ad unica navata, abbastanza semplice e conserva un prezioso pavimento di maiolica della scuola burgitana del Settecento. È stata recentemente restaurata dalla Sovrintendenza.

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie

Si trova nella parte alta del paese ed è aggregata all’ex monastero dei frati riformati. Venne costruita intorno al XVII secolo ad opera del principe D. Tommaso Gioeni. La chiesa è arricchita da stucchi di particolare interesse; al suo interno si trova la statua di Sant’Anna, opera di Vincenzo Gagini. Con la soppressione degli ordini religiosi fu adibito ad ospedale e chiuso definitivamente intorno agli anni Sessanta. Di notevole importanza è il chiostro interno a pianta quadrangolare con colonne cilindriche a capitello dorico rinascimentale, sui quali si scaricano archi a tutto sesto. Al centro del complesso monumentale è ancora presente l’antico pozzo.

La Chiesa ed il Convento dei Padri Cappuccini

Ai piedi del paese di Burgio si trova il complesso monumentale dei Padri Cappuccini, edificato tra il 1634 ed il 1647, quando Papa Urbano VIII, accogliendo la richiesta del ministro provinciale, concedeva la facoltà di demolire il vecchio convento, posto in contrada Arabici e di costruirne uno nuovo in contrada Crocetta o Mazzadimuro di cui rimangono oggi alcuni ruderi. Esso si compone della Chiesa, posta nel corpo centrale del caseggiato, del Convento e della Cripta, oggi Museo delle Mummie. La chiesa è ad unica navata, con grande presbiterio adorno di balaustre, coperta a capanna con un sistema di capriate in muratura poggianti sulla volta della chiesa; il prospetto semplice con un piccolo campanile a vela. All’interno si trova un altare in legno ed un grande quadro del 1600 opera dello Zoppo di Gangi. Sul lato sinistro si trova la cappella con l’Ecce Homo, dove la tradizione vuole pregasse il venerabile Andrea. Dietro l’altare veniva conservata una cassetta contenente gli strumenti di penitenza di Fra Andrea, trasferito successivamente nella Chiesa Madre. A sinistra della navata si trova una cripta, oggi Museo delle Mummie, con piccole nicchie per ospitare le mummie di religiosi e benefattori. È noto, infatti, che i Cappuccini usavano tecniche di mummificazione dei cadaveri, che venivano poi ricoperti di vestiti scelti dalle rispettive famiglie. I corredi funebri ritrovati e restaurati, sono dei secoli XVIII, XIV e XX; si tratta di tessuti pregiati, velluti, sete, taffettà, lini, merletti, pizzi, oltre che monili, corone di spine, coronane di grani per il rosario, scapolari, cappelli, scarpe, calze ed altri piccoli oggetti. Recentemente il convento, la cripta e le mummie sono state sottoposte ad un delicatissimo restauro, finanziato dalla Comunità Europea, attraverso il quale hanno ripreso forma una cinquantina di mummie rinvenute all’interno della Chiesa in stato di Abbandono. Sul lato destro della Chiesa, si trovai l corpo a due elevazioni delle celle del convento. L’edificio, nel piano terra, oltre al refettorio, era dotato della portineria e della cucina; al piano superiore c’erano le celle, la scuola e la biblioteca, una delle più ricche della zona. Anticamente il convento fu sede di studi teologici e filosofici. Fu costruito nel 1882 nella sirba (giardino) dell’ex convento dei Cappuccini, ed è tenuto in modo ammirevole, racchiude molti artistici monumenti funerari.

La Chiesa Maria Santissima delle Grazie o Garella

Nel 1640 P. Diego Turano ebbe in dono da alcune monache di Roma un’immagine della Madonna, che a sua volta regalò ai suoi Compaesani, i quali, in riconoscenza dell’affettuoso gesto, eressero la chiesa.

La Chiesa di San Rocco

Venne costruita nel 1623, ed aperta in occasione dell’usanza della tradizionale festa dei Virgineddi. La costruzione è caratteristica in quanto si trova sopraelevata rispetto alla strada.

Il Santuario di Santa Maria di Adriano

Il Santuario si trova a metà strada tra Burgio e Palazzo Adriano. In questo luogo si era recato per svolgere l’esercizio della caccia re Ruggero, il quale, assalito da un cinghiale stava per essere massacrato. Accorsero i cacciatori al suo seguito, i quali riuscirono ad uccidere il temibile animale, liberando così il sovrano da sicura morte. In ringraziamento per il pericolo scampato, e a memoria del fatto, il re volle che in quella località venisse eretto un monastero di Padri Cassinesi (1166-1189). Così, insieme al monumento votivo, avrebbe avuto una casina di delizia, quando egli si sarebbe recato nel bosco per la caccia.

Il Santuario Maria Santissima di Rifesi

Il Rifesi, Refesium e Refesius, è una regione montuosa e boschiva a nord ovest di Burgio, celebre nella storia della seconda guerra servile, in quanto, in quel luogo gli schiavi si diedero convegno. Dal monte scaturisce la sorgente del fiume di Rifesi, le cui acque si scaricano in quello del Maiasoli. Nel Santuario di Santa Maria del Rifesi, la seconda domenica d’agosto, alle prime luci dell’alba, migliaia di pellegrini provenienti da Burgio, Caltabellotta, Villafranca Sicula e Lucca Sicula sui mezzi di locomozione più svariati, attraversando i boschi dell’unica strada in terra battuta, arrivano al Santuario per venerare il miracoloso Crocifisso, opera di un pastore che lo scolpì da una quercia col filo del suo coltello. La chiesa fino a qualche decennio addietro presentava degli stucchi ed alcune iscrizioni molto singolari che si fanno risalire ad una scuola siculo-normanna (Di Marzio); oggi non sono più leggibili, in quanto con l’ultima tinteggiatura delle pareti sono state cancellate interamente. Addossato alla Chiesa, in condizioni vetuste, si erge un meraviglioso monastero. Il toponimo Rifesi è da mettere in relazione con dei monaci provenienti da una località della Terra Santa (abbazia siriana di Santissima Trinitas di Repet o Repelt), a cui nel 1188 il vescovo di Agrigento concesse l’autorizzazione ad insediarsi su queste terre con tutti i diritti ad essi spettanti (Collura).