Estesa complessivamente 2.552,91 ettari, ricade nel territorio dei comuni di Sambuca di Sicilia, Contessa Entellina e Giuliana. Geologicamente è possibile far risalire l’origine del massiccio carbonatico di Monte Genuardo (1.180 m s.l.m.) in un arco di tempo che va dal Mesozoico sino al Cenozoico. La Riserva custodisce uno dei più antichi e suggestivi boschi di quercia dell’Isola, con le essenze di Quercus ilex e Quercus virgiliana; numerosi esemplari di Sorbus aria, Poeonia macula, Bonannea greca e Acer campestre, arricchiscono il piano dominante del bosco. Il farinaccio (Sorbus area) è un piccolo albero caratteristico per i suoi fiori bianchi e i cui frutti eduli vengono consumati dopo un breve periodo di maturazione. L’acero campestre (Acer campestre) è un’altra essenza abbastanza presente, che occupa le zone più luminose del sottobosco. Nella primavera è possibile osservare anche la Paeonia mascula, una pianta perenne con foglie larghe, i cui fiori si presentano di colore giallo con delle maculature che virano al rosso. Ed ancora la Bonannia graeca, specie endemica italo-balcanica, presente solamente nell’Italia meridionale riconoscibile per i suoi fiori gialli visibili nel periodo estivo. Tra le specie arbustive che contribuiscono ad infittire la macchia si ricordano: biancospino, pungitopo, rosa canina, caprifoglio etrusco, edera, falso pepe montano e vitalba, quest’ultima caratterizzata dai suoi numerosi fusti volubili pendenti dagli alberi.

Nella macchia si inseriscono terebinto, alterno, rovo, ruta d’Aleppo, sommacco siciliano, rose selvatiche, etc… Il sottobosco si ravviva in primavera per la presenza fiorita di diverse specie erbacee tra le quali si evidenziano la viola di Dehnhardt con fiori di un delicato viola chiaro, il pigamo di Calabria, il ciclamino primaverile, la rosa peonia, nonché il giglio puzzolente con fiori giallastri alla base e progressivamente sfumati di viola. In diversi punti della Riserva, caratterizzati da aspetti vegetazionali fortemente degradati, si rinviene la Ampelodesmos mauritanicus. La gariga si presenta come un cespuglietto di poche ma odorose specie: erica multiflora, rosmarino e timo. La Riserva si caratterizza anche per la presenza di alcuni incantevoli piccoli torrenti il cui corso è interamente coperto dalle ombrose chiome del leccio, in associazione a pioppo nero, salice pedicellato, alterno, berretta da prete, carpino nero e fico. Nelle vicinanze si riscontrano due laghetti naturali detti comunemente “Gurghi”. Il più grande dei due è demarcato, nella parte più alta, da una cinta di rovo comune, pruguolo e roverella; in prossimità delle sponde e negli superfici d’acqua si notano alcune specie palustri come il ranuncolo, nonché vengono comprese diverse piante anfibie, come ad esempio: la lingua d’acqua e la piantaggine d’acqua.

Nella zona sommitale di Monte Genuardo si rinviene una vegetazione di prateria montana, vivacizzata tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera dalla fioritura di tante piccole specie dei fiori gialli del senecio di Sicilia, il becco di gru malvaceo, la pratolina e quelli giallo-violacei dello zafferanetto comune. Naturalmente non manca la presenza della ferula (Ferula communis), l’asfodelo (Asphodelus albus) e l’asfodello giallo (Asphodelus lutea). Nel suo complesso la flora della Riserva Naturale comprende circa 500 specie di piante ascrivibili a 70 famiglie. Nel cuore della parte più antica del bosco si trovano le rovine dell’abbazia di Santa Maria del Bosco, edificata tra il 1593 e il 1646 dalla Congregazione degli Abati Olivetani e gravemente danneggiata dal sisma del ’68. La Riserva è anche legata alla presenza del Castello di Calatamauro; per il Pirri e l’Amico si tratta di una costruzione araba. Infatti, la sua denominazione manifesta tale origini: Calat sta per fortezza mentre Maur sta per moro, in arabo Calatamauro viene scritto anche Qualat Mavru. Senza alcun dubbio il castello ha dato il nome al bosco, e tutto ciò che in esso era contenuto.